20 dicembre 2014

“Non volare via” di Sara Rattaro


Le aspettative erano altissime. D’altra parte dopo “Un uso qualunque di te” che avevo definito “un pugno nello stomaco che lascia un’impressione positiva” non potevo che aspettarmi un altro  gancio destro.
Un libro eccellente, nient’altro da dire.
E quindi la recensione finisce qui? Assolutamente no! Apriamo il vaso di Pandora e scopriamo tutte le caratteristiche, belle e brutte, che nel complesso fanno di questo libro una perla italiana.

I punti di forza:
-       La brevità: nonostante io ami i libri lunghi che tengono compagnia per giorni, e nonostante sapessi che Sara Rattaro è solita scrivere opere brevi, è proprio la brevità che fa di questo libro uno schiaffo ben riuscito. È netto, rapido e si fa ricordare. L’ho letto in un giorno fermandomi solo per fare delle fotografie col cellulare alle frasi più belle che incontravo. Magnetico.
-       La storia inedita: ma quando mai ci capita di leggere storie così strane, così vere ma così originali, complesse e consuete allo stesso tempo? Lo spunto della sordità del bambino, i doppi tradimenti dei genitori, la descrizione della terapia e degli anni passati… Sara riesce davvero a farli vivere sulla pelle. Tagliente.
-       Il punto di vista: attenzione, questo sarà sia un punto di forza che di debolezza del libro. È un grande plus che Sara si sia cimentata in un racconto narrato in prima persona… da un uomo!!!! Che tentativo ardito, ma che originalità! Un esperimento coraggioso, il cui bilancio è complesso ma che sicuramente non lascia indifferenti. Inedito.

I punti di debolezza:
-       Il punto di vista (come dicevo): siamo davvero sicuri che un uomo sarebbe riuscito non solo a raccontare ma addirittura a PROVARE le emozioni descritte?? Sarebbe veramente riuscito ad avere quella capacità introspettiva??? Sarebbe stato in grado di pronunciare frasi come

“Mi sentivo vero in una vita inesistente e falso nella vita reale”

o come

“La normalità sta tra ciò che sei e ciò che vorresti essere”

Io forse ho una considerazione un po’ bassa della capacità analitica degli uomini in termini emozionali (si chiama intelligenza emotiva, by the way), e spesso li accuso di essere profondi come l’acqua del cesso, ma siamo certi che Sara non abbia voluto far parlare un uomo con le parole di una donna? Non riesco a fidarmi del tutto di questo punto di vista maschile, penso che sia traviato da quello che noi donne vorremmo che gli uomini fossero capaci di provare. Ragionamento contorto, lo so, ma solo leggendo il libro si può provare questa aspra sensazione di scollamento.  Disorientante.
-       Il personaggio di Alice: la figlia troppo perfetta, il fantasma della famiglia, il factotum che tiene insieme i pezzi di una realtà che crolla, che insegna al fratellino a vivere una vita normale, la celebrità che attraversa la sala senza applausi. Peccato, avrebbe potuto arricchire tantissimo il libro, anche se capisco che il focus dovesse rimanere solo sul padre. Manchevole.

Il libro è scioccante, così crudele come solo la verità sa essere, trascinante e poi dolce amaro, come solo il rimpianto sa fare.
Ma alla fine, proprio come sul fondo del vaso di Pandora, si ode una flebile vocina che chiede piano piano “Fammi uscire, fammi uscire”… si chiama: “speranza”.

Il dono che l’autrice ci fa con questo libro è quello di consegnarci la speranza, è il suo augurio che tutti noi sappiamo ritrovare l’unico sentimento che è in grado di farci attraversare la vita e i suoi travagli. E per questo dono, io la ringrazio.


The LR Advice: un libro profondo e toccante, forse non adatto alle feste di Natale dove tutti vogliamo solo staccare la spina. O forse no, da leggere proprio ora che abbiamo il tempo di dedicarci alla riflessione, ritrovare un equilibrio e fare un bilancio delle esperienze passate. Possibilmente con la stessa capacità di introspezione che il protagonista sa usare. Imperdibile.

1 ottobre 2014

"Adulterio" Di Paulo Coelho


Ammetto che mi approccio a questa recensione con un certo timore, lo stesso timore misto a reverenza con cui mi sono approcciata alla lettura del libro. Non avevo mai letto nulla di Coelho e quando mi è stato regalato “Adulterio” ho pensato a come avrei fatto a recensire un autore celebrato come poeta, i cui libri nel mondo hanno venduto più di 130 milioni di copie e che è stato nominato dall’ONU “Messaggero della Pace”. Come avrei mai potuto rendere giustizia a un autore del genere nel mio modesto blog?

Fortunatamente… “mi ha salvato la campanella!!”... come dicevano Aldo, Giovanni e Giacomo! E la campanella in questo caso è stata l’opinione di mia sorella, amante delle opere di Coelho e loro profonda conoscitrice, che ha letto “Adulterio” in contemporanea a me permettendomi di avere un confronto con un’esperta di questo autore.

Ma andiamo con ordine, non voglio svelarvi subito il nostro parere, su cui ci siamo trovate innegabilmente d’accordo; ecco invece la cronistoria di come è andata questa mia… “prima volta” con Coelho.

Il libro è breve, poco più di 250 pagine; trama e titolo promettono una storia in cui il tradimento coniugale di una giovane donna diventa la fuga da una vita troppo perfetta. Le aspettative erano quindi di trovarsi faccia a faccia con una storia, uno svolgimento e una costruzione dei personaggi che andassero in questa direzione.
E invece è tutto narrato in prima persona dalla protagonista che si dibatte tra pensieri contrastanti come un pesce in due dita d’acqua, e ti travolge con un flusso di coscienza impetuoso e ottenebrante. Ora, io non so se questo sia il tipico stile di Coelho e -volutamente- non mi sono informata per non trovare giustificazioni meramente stilistiche all’impressione di disorientamento avuta sin dalle prime pagine.

In ogni caso, una volta capito cosa aspettarmi, sono andata diligentemente avanti nella lettura fino almeno a pagina 140…. e poi …ho mollato!!!!
AIUTO!! BASTA!! Basta fiumi di parole per descrivere sensazioni indescrivibili, basta discorsi che iniziano e non vanno da nessuna parte perdendosi nei labirinti della mente della protagonista, ma soprattutto basta con l’assurdità di certe situazioni, assolutamente inverosimili.
Coelho ha voluto provare a immedesimarsi profondamente nella mente di una donna, e ha colto un punto senz’altro verosimile (anche se mia sorella dissente) ovvero che dalla troppa perfezione possano nascere l’inquietudine e la ricerca di qualcosa di diverso, di sbagliato e di perverso.
Lo spunto è corretto, sono le circostanze con cui è espresso a non essere assolutamente verosimili: la scena di sesso orale come primo approccio della protagonista al suo amante, senza alcuna avvisaglia… ma quale donna lo farebbe mai??? Quale donna si lancerebbe in una cosa così intima ed erotica senza aver mai rivisto e neppure desiderato un amante prima?
E che dire dell’episodio dell’acquisto della cocaina con tanto di seduta psicanalitica con lo spacciatore? In primis: esistono veramente situazioni di questo tipo a Ginevra?...Io ho i miei fieri dubbi. In secondo luogo, passiamo così, senza soluzione di continuità, dalla depressione al tradimento e addirittura alla criminalità?? Non vi sembra un po’ eccessivo? Questo è segno di squilibrio ben peggiore della depressione descritta e pertanto assolutamente inverosimile.

Quindi cosa vi aspettate che abbia fatto? Ho iniziato a fare come i conigli e a zompettare per il libro, saltando 2 o 3 pagine alla volta, alla ricerca di fatti invece che di flussi di coscienza. “Ti sei persa il meglio!!”, direte voi. “Ho cercato di sopravvivere e portare a compimento un’impresa!”, replicherò io.

Quanta scrematura si sarebbe potuta fare, quanta pulizia, quanti monologhi in cui non sono riuscita a ritrovarmi, quante costruzioni così lontane dal pensiero femminile. Pensare che le donne si facciano tante “seghe mentali” non giustifica descriverle come se la loro mente fosse fonte di un incessante moto ondoso di pensieri senza conclusione!
I momenti di riflessione nella mente di una donna ci sono eccome, almeno una volta al giorno, ma sono più consequenziali, più motivati, più veri! Ecco, quello che non mi è piaciuto di questo libro è la freddezza con cui Coelho ha provato a fingersi Linda, la protagonista: fare poesia non vuol dire saper scrivere frasi poetiche, ma saper tratteggiare emozioni diafane, con delicatezza e con profondità.

Alla fine, alla fantomatica pagina 265 ci sono arrivata, non senza sforzo. Ma ci sono arrivata ormai delusa dall’esperienza e lontana dal racconto e dalle sensazioni che l’autore avrebbe voluto tratteggiare. Vi chiederete quindi il mio giudizio finale che, come preannunciavo, è uguale a quello della mia “fonte esperta”: incompleto, deludente, inverosimile.

Attenzione però, è evidente che l’autore sia un poeta di fama mondiale, perché nel libro ho ritrovato alcune frasi talmente belle e talmente vere da sembrare scolpite nel marmo e non mi sono potuta esimere dal fotografarle col cellulare per portarle con me… come ad esempio:

“E’ possibile predisporsi ad amare l’uomo giusto? Certamente sì.
Il problema è riuscire a dimenticare l’uomo sbagliato,
che è entrato nella tua vita senza chiedere permesso,
semplicemente perché stava passando da quelle parti e ha trovato la porta aperta”

…o ancora
“Rifugiarsi in un sogno non è affatto semplice come appare.
Al contrario. Può risultare pericoloso.
Con il sogno, scateniamo energie fortissime,
e non possiamo più nascondere a noi stessi il vero significato della vita.
Quando sogniamo, accettiamo di pagare un costo per la realtà immaginata”.

Queste sono vere perle, leggetele con attenzione (ve lo posso giurare, io sono della filosofia di diffidare sempre degli uomini che parlano come una t-shirt, quindi fidatevi). Queste frasi sono abissi che si aprono sull’anima provocando vere e proprie epifanie. E allora perché annegarle in mezzo a una congerie di pensieri devianti, metafore e voli pindarici?

Per concludere, torno alla premessa: era la mia prima esperienza con Coelho e forse avrei dovuto arrivarci più preparata, anche se a posteriori vedo che in tanti forum i suoi sostenitori più accaniti si sono scagliati contro questo libro definendolo noioso e inconcludente… di sicuro questi commenti mi fanno sentire meno “sola” e mi rincuorano sul fatto che forse forse, se non mi è piaciuto, non è tutta colpa mia.

The LR Advice: mi spiace, non me la sento di consigliarvi di leggerlo… ma potrei chiedere consiglio alla mia “fonte esperta” su quali altri libri di Coelho meritano di essere letti! Se comunque volete approcciarlo, fatelo con pazienza e apertura mentale, non sentitevi in colpa a saltare qualche pagina e trovate anche voi fra le righe le vostre personali epifanie. Buona ricerca!

16 settembre 2014

“A qualcuno piace dolce” di Laura Schiavini


Che pasticcio… un post senza incipit scoppiettante è come il caffè con lo zucchero… assolutamente banale! Il problema è proprio che… a qualcuno piace dolce, il caffè come la narrativa e così nascono i peggiori errori letterari (e di conseguenza le peggiori recensioni).

Sì, senza dubbio questa sarà la peggiore recensione del blog, non foss’altro perché ci ho messo due terzi di libro a capire a cosa si riferisse il titolo. Lo volete sapere? Dai… provate a indovinare! Vi do qualche indizio:
-       la protagonista è uno di quei classici personaggi del “vorrei ma non posso”, carina ma non mozzafiato, lavora nella redazione di una rivista di moda ma avrebbe voluto scrivere di argomenti più seri, ha avuto solo il fidanzato delle superiori e poi è rimasta single a vita…
-       l’autrice (tramite le parole della protagonista, perché il libro è scritto in prima persona, cosa che trovo davvero azzardatissima) si scaglia 100 volte contro “Cinquanta sfumature di grigio” (che by the way in un certo senso, come darle torto?) ma solo perché istigava a pratiche di tipo sadomaso
-       la tramina della sovracopertina recita: “Amy ha trent’anni, è single e lavora nella redazione della celebre rivista Newyorkese di gossip Manhattan Rumors. Colette, la stravagante direttrice del giornale, è sempre alla ricerca di nuove idee che attirino i lettori. E così Amy si ritrova con un incarico davvero fuori dal comune: dovrà fare un’inchiesta sui sex toys e cercare di strappare piccanti interviste alle celebrità. Il problema è che Amy è totalmente a digiuno in materia di giocattoli erotici…”

Allora l’avete capito cos’è che a qualcuno piace dolce? Il sesso, signore e signori. 
Ma scusa, un tempo il sesso dolce non si chiamava fare l’amore? …Si vede che sono proprio invecchiata.
Coooomuuuunque….. evidentemente a “qualcuno piace” anche sfrangiarsi le palle (espressione personalmente coniata) con un libro che riesce a raccogliere la peggior congerie di cliché della narrativa chick-lit. Sì, quel qualcuno sono io.

Ma possiamo dire che mi sono sacrificata per la patria (intesa come il blog). Il vero problema è che il libro è senza né capo né coda: innanzitutto il problema è che le autrici italiane che cercano di ambientare i propri libri a NY finiscono per incappare nei luoghi comuni di Sex & the City e mille altre serie tv che oramai hanno odore di stantio. Poi, come si può pensare di scrivere un libro per lanciare una moda uguale e contraria a quella di “50 sfumature”? Ho capito la volontà di essere in controtendenza, ma allora quella scelta la devi argomentare, devi entrare nei dettagli e “sporcartici le mani”. Invece in questo libro l’autrice rimane sempre superficiale, come una farfalla che non voglia posarsi sul pelo dell’acqua, e alla fine come troppo spesso accade si continua a leggere solo per vedere se prima o poi succede veramente qualcosa di inaspettato.

La consolazione di questo tipo di libri è che, così come sono stati scritti, con la stessa lievità passano, senza lasciare traccia. So che non è questo il risultato a cui ambisce nessuna scrittrice, ma tant’è… non potevo proprio esimermi dal commentarlo così…

The LR advice: vorrei dire che il consiglio è di sorvolare sul libro, ma mi dovete promettere che lo farete solo dopo aver letto la recensione… dopo questo sforzo ho bisogno di coccole morali… sarà che è rimasta attaccata anche a me un po’ di voglia di “dolcezza”?

23 agosto 2014

“Amori, bugie e tacchi alti” & “Le cattive ragazze portano i tacchi alti” di Rebecca Chance


Vi ricordate “Donne con il tacco 12” di Rebecca Chance? Recentemente ho trovato altri due suoi libri e una recensione a confronto è stata d’obbligo, sia perché si tratta di due libri della stessa autrice -tra l’altro letti in rapida sequenza- sia perché sono accomunati da un titolo simile.
Partiamo proprio da questo: ora, come al solito, per favore lasciate perdere il titolo. Fate finta che il primo si chiami “Gli intrighi vanno di moda” e il secondo “V.I.R.: very important rehab” (dai, ogni tanto lasciatemi sbizzarrire!!) così almeno sarà più facile ricordare di cosa parli ciascuno dei due!

Prima di iniziare la recensione, infatti, sono dovuta andare su internet a rivedere quale dei due fosse quello ambientato nella redazione del giornale e quale quello nella clinica di riabilitazione… ma non perché i libri non mi fossero rimasti impressi, solo perché non riuscivo a riconoscerli dal titolo!!! In ogni caso, questa “saga dei tacchi alti” ha fatto il suo sporco lavoro: li ho visti in libreria e grazie al titolo mi sono ricordata dell’autrice e di quanto mi fosse piaciuto il primo libro… e anche stavolta non sono stata smentita!!!

Bellissimi entrambi! Praticamente già svelo qui il mio LR advice: vanno letti! Con una componente thriller oscura, spesso triviale, tengono incollati alla lettura. Sono libri molto più “adulti” di altri che ho letto e recensito recentemente, molto più concreti e “sporchi”. Questo ingrediente di cruda verità che emerge nelle descrizioni di sentimenti grevi, delle passioni acri che riverberano nei locali strip-tease o puramente di sesso, è uno degli aspetti che rimane più impresso dei libri della Chance anche perché immerso in un contesto tutto sommato leggero, scintillante e Hollywoodiano.
Come già nel primo libro, l’autrice lavora bene con un pool di protagonisti, stavolta anche con qualche uomo tra i vari, anche se i personaggi donna rimangono sempre quelli più raffinati e rifiniti. È davvero riuscitissimo l’accostamento di protagoniste ingenue e leggere a quello di altre machiavelliche, perfide, volgari e quasi diaboliche, creando un delizioso bilanciamento fra i vari capitoli dei libri, ciascuno dedicato a un personaggio diverso.

“Amori, bugie e tacchi alti” ha un che de “Il diavolo veste Prada”, ma qual libro ambientato in una redazione di un giornale di moda non ce l’ha?? Abbiamo Jodie, questa protagonista ingenua come quella di “Cinquantasfumature di grigio”, che si infatua del mondo della moda così come del magnate che la sevizia e la costringe a torture e anoressia. E poi abbiamo Victoria, la direttrice del giornale, algida e bella, macchinosa nel suo ordire trame, nella sua bramosia di potere, bellezza e successo. La storia si muove sinuosa ed elegante, scoprendo i lati “malvagi” di ciascuna protagonista, a partire da un inizio oscuro e turbolento che non potrà che turbarvi.

“Le cattive ragazze portano i tacchi alti” invece è più corale, come una sinfonia di storie che solo a metà libro vanno ad intrecciarsi in maniera quasi inaspettata. Incontrerete così Amber, Petal, Skye e l’ultra virile Joe che in mezzo a tutte queste donne si pasce e crogiola come un gatto al sole. Un libro che racconta i retroscena delle pubbliche relazioni, del mondo delle star (come solo "Il diavolo vola a Hollywood” di Lauren Weisberger era riuscito a fare) e della perdizione che nei giri di attori, modelle e spogliarelliste alcool e droga portano a sperimentare.

Due libri coinvolgentissimi che si vede siano scritti dalla stessa mano sfrontata e spregiudicata, capace di tratteggiare atmosfere leggerissime così come torbide scene di passione e non solo… bravissima Rebecca Chance, hai davvero dato il meglio di te in entrambi, non vedo l’ora che esca il tuo prossimo libro!!!!

The LR advice: niente da dire se non “leggeteli”. Fregatevene del titolo che vi farà sembrare delle sceme agli occhi dei passati in metropolitana, fregatevene del genere letterario leggero, fregatevene del rossore che vi spunterà sulle guance durante la cruda descrizione delle scene più spinte! Leggeteli e basta, leggeteli entrambi e leggeteli in rapida sequenza… (per la serie “Fatelo spesso e fatelo adesso”)… vi assicuro che vi terranno col fiato sospeso!!

28 luglio 2014

“Innamorarsi a Notting Hill” di Ali McNamara


Io non volevo leggere questo libro.
Non mi piacevano la copertina, il titolo e nemmeno il nome dell’autrice.
Ho letto la tramina (di solito mi fermo alle prime righe per non rovinarmi la sorpresa, perché comunque l’attacco della tramina è tutto!!) e non mi è piaciuta nemmeno quella.
Ma nonostante i cattivi presentimenti ho deciso comunque di dargli una possibilità.

Vi chiedete perché? Risponderò in maniera filosofica: avete mai pensato a quante volte nella vita si voglia “dare una possibilità” a qualcosa? Anche quando ci sono i presupposti sbagliati, anche quando vuol dire fare delle scelte difficili. Con i libri a me succede spessissimo: mi dico “Diamogli una chance, magari non è poi così male!” (pensate agli ultimi 2 libri della trilogia di “Cinquanta sfumature”) e poi vengo fatalmente… delusa!!!! (appunto, pensate agli ultimi 2 libri della trilogia di “Cinquanta sfumature”).

Potete quindi immaginare quale sia stato l’epilogo anche stavolta… che peccato.
In libro è di rara inconsistenza, frivolo, volatile, come una spolverata di zucchero a velo. Ma non è inconsistente per il genere a cui appartiene (lo dico prima che alcuni di voi inizino a malignare), quanto per la fragilità del concetto alla base della storia. Sempre per rimanere in tema di torte (o di terreni), se consideriamo che tutto nasce da una presunta passione per il cinema della protagonista, la trama diventa friabile fino a sgretolarsi.

#1: let me say che quella NON è vera passione per il cinema. Amare e nominare sempre le solite 10 commedie romantiche non vuol dire né conoscere il cinema, né apprezzarlo…… di commedie romantiche ne devi nominare almeno 100! ;)

#2: cercare di dimostrare che è possibile “vivere la vita come in un film” è un’assurdità. Non solo perché è una pretesa assurda, ma perché è assurdo che qualcuno possa crederci, la protagonista in primis, che assurdamente si intestardisce a cercare scene da film nella vita reale. Come state dicendo? Sì, esatto: è assurdo!

#3: amica, se “la vita non è un film porno” (cit.) di sicuro non puoi nemmeno aspettarti che sia una commedia romantica! Sveglia!

Dai su, imponiamo a questa recensione un barlume di serietà: nelle commedie d’amore tante cose non sono credibili e spesso nemmeno verosimili mentre oscillano tra desiderio e illusione. Ma imbastire una storia su uno spunto così farraginoso porterà poi a 300 pagine di pura inconsistente… noia! Il problema di fatto è che poi, andando avanti nella lettura, non si crederà più a una sola parola e tutti gli episodi verranno vissuti con distacco, con diffidenza o -a mio avviso ancora peggio- con indifferenza.

Sto facendo fatica a scrivere la recensione di un libro così inconsistente e scivoloso, di cui si salvano solo le poche pagine finali in cui l’autrice ha riepilogato le curiosità dei film nominati nel corso della storia… meglio finirla qui, con malcelata amarezza.


The LR advice: il consiglio è francamente di evitarlo, ma di non farsi scoraggiare. Continuate a dare fiducia ai libri, perché spesso le belle storie si nascondono dietro a copertine o titoli davvero poco fortunati. E anche se non era questo il caso, vi posso assicurare che stanno per arrivare due recensioni… E-SPLO-SI-VE!!! Volete un’anticipazione? Vi dico solo 2 parole: REBECCA CHANCE!!! Stay tuned!

20 luglio 2014

“Non cercarmi mai più” di Emma Chase VS. “Finchè amore non ci separi” di Anna Premoli


Dio mio, quanto mi è mancato il mio blog!
Sono mesi che latito, mesi in cui addirittura non ho letto, vi rendete conto?
All’inizio non ho letto nulla, poi ho ricominciato, ma la pigrizia del non compilare il blog ha prevalso… ma come è potuto succedere?

Per fortuna che con l’estate, i primi caldi, le tintarelle in terrazza, è ricominciata la stagione più consona alle letture, soprattutto se sono “Letture romantiche” ;)
Così, in men che non si dica, si sono accumulati addirittura 4 libri tutti freschi freschi di lettura da recensire.

Il problema è che, correndo il rischio di sembrare nuovamente una pigrona, 2 di questi libri si assomigliano così tanto che non posso esimermi dal fare un’unica recensione mettendoli a confronto, cosa che nella storia del blog avevo fatto solo in un’occasione.
Pazzesco, ma come fanno le autrici a scrivere libri così simili tra di loro??? Ma quando dico simili, intendo che non riesci a ricordarne le differenze, le storie si incrociano e i nomi dei protagonisti si confondono!

Andiamo con ordine: il primo dei due libri letti è “Non cercarmi mai più (ma resta ancora un po’ con me)” di Emma Chase. Autrice per me sconosciuta e libro che sinceramente non ho capito se facesse parte di una trilogia o meno.
Il secondo libro è “Finchè amore non ci separi” di Anna Premoli. In questo caso mi sono precipitata a leggerlo andando sulla fiducia: vi ricorderete di sicuro la mia entusiastica recensione di “Ti prego lasciatiodiare”, uno dei libri più dolciottosi, cucciolosi e zuccherosi che io abbia mai letto.

Ho specificato l’ordine di lettura perché è importante: mentre leggevo il libro della Chase, infatti, continuavo a dire “Ma quanto assomiglia a Ti prego lasciati odiare???”.
Il succo della storia infatti era di nuovo un rapporto di odio-amore tra due colleghi, non avvocati ma quasi (settore finanza). Il libro di per sé è stato anche carino, me lo sono letta volentieri: come quasi sempre ormai succede, i libri chick-lit si stanno facendo un po’ più piccantelli e maliziosetti (tranquilli, i vezzeggiativi li ho usati volutamente) il che li rende molto più adulti e gradevoli da leggere, non sto neanche a dirlo. Quindi anche questo è stato a tratti una piccola delizia da leggere pre e post giornata di lavoro. Il suo problema era solo, irrimediabilmente, la trama troppo simile a quella della Premoli.

Mentre leggevo pensavo a come lo avrei dovuto ahimè distruggere in una spietata recensione, ma poi è uscito “Finchè amore non ci separi” e mi sono detta cià, aspettiamo di leggere anche questo e poi facciamo la recensione. O-mio-dio. Una delle poche volte in cui aspettare non guasta. Di sicuro non mi sarei aspettata che Anna mi scrivesse un secondo libro così dannatamente simile al primo!!!
Di nuovo avvocati (in realtà un’avvocato e un procuratore distrettuale), di nuovo una big city (NY e non Londra) e di nuovo due colleghi che da acerrimi nemici si innamorano e diventano prima amanti poi coppia. Che??? Anna ma cosa combini???
Ok, ti do atto che anche il tuo libro fosse una piccola delizia quotidiana, ma tu ed Emma Chase mi avete mandata in totale confusione!

Non riesco a distinguere le trame, per quello che non ne sto parlando per niente, cercare di ricordarle è un inutile sforzo di memoria e di volontà. Di ciascuno si possono solo ricordare piccoli dettagli. Il filone amici-nemici è stato dissanguato da questo duo narrativo. Help.


The LR adice: mi rendo conto che questa non sia stata una recensione ma solo una constatazione, ma faccio così fatica a distinguere i 2 libri che sinceramente viene difficile tratteggiarne gli aspetti peculiari, per non parlare delle differenze. Il mio unico consiglio quindi è di lanciare una monetina e di affidarsi alla sorte per scegliere uno solo di questi 2, almeno vi metterete al riparo da un caos narrativo totale. Bonne chance!
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