13 settembre 2015

"Cento giorni di felicità" di Fausto Brizzi


Ovviamente non ce l'ho fatta... l'abbronzatura ha avuto la meglio sull'obiettivo, la pigrizia sulla dedizione. Perciò, con drammatico ritardo eccomi a finire la maratona delle recensioni, come quei corridori che, stremati e ormai camminando, raggiungono la meta sotto gli sguardi impietositi dei passati mentre al traguardo c'è già chi festeggia con polenta e salsiccia.
Ma in fondo, che tu sia lepre o tartaruga l'importante è correre! (ndr: nel mio caso, scrivere!)

Fausto Brizzi è uno dei miei registi italiani preferiti, profondo ma allo stesso tempo fresco: ognuna delle sue commedie da "Notte prima degli esami" a "Ex" a "Femmine contro maschi" mi piaciuta tantissimo, e anche se come sceneggiatore si è concesso qualche "Vanzinata" (!!!) gliela perdono, perché è chiaro che ha talento lo stesso, e lo si capisce anche da questo libro.

In "Cento giorni di felicità" sembra tutto così naturale, Brizzi ha trovato la formula segreta per far scorrere in maniera genuina, né scontata né retorica, la storia più triste che ci sia.
Ma ci pensate? E se capitasse a voi di avere solo 100 giorni di vita?
Un count down letale, come lo affrontereste? Perdereste la testa? Mollereste tutto? Vi dareste alle esperienze estreme?
Leggendo il libro ci ho pensato molto, cosa avrei fatto io al posto suo?

La risposta? Beh chiaramente io non ce l'ho... ma vediamo invece cosa ha fatto il protagonista. 
Assolutamente niente di folle, niente di egoista, niente di irresponsabile. Lentamente, senza fretta, senza ansia, ha trovato la chiave per riprendersi quello che aveva lasciato indietro e sottovalutato, ha ritrovato l'unica cosa veramente importante che era riuscito a creare nella sua vita: la sua famiglia.
Fermi tutti: vi assicuro, non è retorico né sdolcinato! Capisco le vostre remore, anche io rileggendo le mie stesse parole mi dico "Seeeee certo, sarà la solita menata sui rapporti veri, e bla bla", ma datemi fiducia e continuate a leggere!

Non c'è fretta nelle sue azioni, non c'è studio, c'è naturalezza, c'è responsabilità, c'è coraggio. Nel suo monologo interiore scopriamo che Lucio, il protagonista, giorno dopo giorno nei suoi ultimi 100 giorni, vuole fare solo una cosa: recuperare.
Perché vedete, io credo che sapere di avere una "data di scadenza" non ci esima dal fare errori (e alcuni di voi diranno, e meno male!), bensì ci renda ciechi e sordi di fronte allo scorrere del tempo. Passiamo la vita pensando "c'è ancora tempo", "lo farò domani", "non c'è fretta", e quando sbagliamo pensiamo sempre che "prima o poi una soluzione si troverà", che "tutto passa".

E se non ci fosse più tempo? 
Sapere di avere UNA data di scadenza non è sufficiente, bisognerebbe tutti sapere QUANDO sarà questa scadenza per riuscire veramente a recuperare.

Quello che in questa lunga meditazione ho capito del libro è che Lucio non aveva bisogno di sapere che sarebbe morto per capire che la famiglia, l'amore dei suoi figli, il rispetto di sua moglie, l'amicizia senza se e senza ma dei suoi storici compagni di avventure, la gentilezza disinteressata degli sconosciuti, fossero la cosa più importante della sua vita. No, quello Lucio nel suo retrocervello (ed anche nel suo profondo) lo aveva sempre saputo.

Quello che non sapeva era che era arrivato il momento di recuperare, che non ci sarebbe stata una seconda chance, che non si poteva più rimandare.

E allora Lucio, come me, ha capito che doveva finire quella maratona e arrivare in fondo per trasformare quei 100 giorni di vita in 100 giorni di felicità, senza salti mortali, senza grandi atti scenografici, senza ribaltare niente della propria esistenza. Con pazienza, dedizione, convinzione, creatività, tutti possiamo recuperare.
Sarà un "Just do it" meno virile, meno performante e più delicato, ma è un insegnamento prezioso.

The LR advice: leggetelo con la giusta disposizione d'animo, prendetevi il tempo per arrivare alla mia stessa conclusione, trattatevi con indulgenza mentre lo leggete perché arriverà il tempo per farvi da soli la morale. 
E mentre scorre leggera ma profonda la lettura, fatevi un sorriso con gli aneddoti su Leonardo da Vinci che colorano di realtà anche questa parabola travestita da romanzo.


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